Fiera di San Gregorio a Valdobbiadene – 10-12 marzo 2018 –

Le eccellenze della Costa d’Amalfi all’antica fiera di S. Gregorio di Valdobbiadene

L’antica fiera di S. Gregorio di Valdobbiadene, tradizionale appuntamento del settore agroalimentare della Marca Trevigiana, svoltasi l’11 e il 12 marzo, ha ospitato una delegazione dei comuni di Minori, Conca dei Marini e Furore.

In nome di un consolidato rapporto di amicizia, suggellato in un Patto sottoscritto dai sindaci nell’agosto scorso, l’Amministrazione della cittadina del Prosecco ha invitato i tre comuni della Costiera Amalfitana a realizzare un’esposizione dei prodotti di eccellenza e delle bellezze del nostro territorio.

La delegazione, composta dal presidente dell’ Unpli Salerno Mario De Iuliis, dai presidenti delle Pro Loco di Minori e Conca dei Marini Giuseppe Apicella e Simone Sormani, dal consigliere comunale di Furore Antonella Marchese, dal soprano Silvia Sammarco, da Emilia Mansi e Gioacchino Carbone, è stata accolta ufficialmente la sera del 10 marzo presso il Teatro Lorenzo Da Ponte di Vittorio Veneto, dove ha assistito alla rappresentazione della commedia di Eduardo De Filippo Ditegli sempre di sì, portata in scena dall’insegnante di origini minoresi Maurizio Ruggiero e dai suoi ragazzi del Teatro Instabile di Valdobbiadene. In questa occasione il sindaco Luciano Fregonese, nel salutare gli ospiti, ha ricordato come proprio il teatro sia stato il trait d’union che ha consentito questo gemellaggio, grazie alla manifestazione culturale Tour terre amiche, che da sette anni vede protagonisti i giovani attori di Valdobbiadene sui palcoscenici della Divina.

Domenica 11 marzo la delegazione ha presenziato all’inaugurazione della Fiera, con taglio del nastro alla presenza della Giunta comunale, del Governatore del Veneto Luca Zaia e di altre importanti personalità del mondo dell’imprenditoria locale. Proprio il Governatore Zaia, nell’incontrare i rappresentanti della Costiera, ha voluto apprezzare la bontà del limone sfusato amalfitano, di cui era stato omaggiato, assaggiandolo simpaticamente davanti ai presenti. Nel prendere la parola nel momento inaugurale, il consigliere comunale di Furore Antonella Marchese ha voluto sottolineare i tanti vantaggi che possono derivare alle comunità quando si uniscono alla riscoperta di radici, storie di vita, di lavoro, di attaccamento alla terra.

Nello stand allestito a Piazza Marconi, ai piedi della monumentale Pieve di Santa Maria Assunta, la delegazione della Costiera ha accolto i numerosi visitatori presentando le bellezze e la storia del territorio, l’organizzazione dell’offerta turistica e alcuni suoi prodotti tipici: i dolci di Sal De Riso e della Pasticceria Gambardella, il limoncello e i liquori di Anna Anastasio e Carlo Mansi, i pomodorini del Piennolo di Francesco Lauritano, il Fiorduva delle Cantine Marisa Cuomo, i limoni di Costieragrumi e di Carlo Fusco, i sott’oli e le marmellate di Antonio Paolillo, le ceramiche di Annamaria Fusco.

Il viaggio è proseguito con la visita al presepe artistico, realizzato dal professore Maurizio Ruggiero nell’ottocentesca Villa dei Cedri, l’opera che più di tutte rappresenta l’incontro tra le fiorenti colline del Prosecco e i meravigliosi paesaggi della Divina, in cui sono riprodotti insieme l’antica Valdobbiadene e i suoi mestieri tradizionali, e degli scorci della Costiera, tra cui il Duomo di Amalfi, il borgo marinaro di Conca, il Fiordo di Furore e la Collegiata di Atrani.

A conclusione, un momento di convivialità offerto dall’amministrazione ospitante, accompagnato da uno scambio di doni e dalla bellissima voce del soprano Silvia Sammarco, che ha omaggiato l’amicizia tra le due terre con alcuni brani classici del repertorio napoletano.

E’ stato un gemellaggio, dunque, dai forti connotati culturali, fondato su uno scambio di relazioni volto a ricercare tratti di umanità e sensibilità comuni, uno sposalizio tra due realtà che insieme possono, sfruttando al meglio le loro enormi potenzialità, offrire uno spettacolo di  bellezza al mondo intero. Un cammino è stato segnato, e l’augurio più grande che la Costiera Amalfitana fa a Valdobbiadene e ai suoi incantevoli paesaggi è che possano diventare al più presto patrimonio mondiale dell’umanità.

vernissage della mostra “Danze” nella sede del Fai di Via Portacatena

Presso la sede dei FAI in Via Portacatena a Salerno

La mostra “Danze” di Marco Di Lieto inaugurata il 2 febbraio resterà aperta al pubblico

fino al 25 febbraio 2018

L’urgenza espressiva di Marco Di Lieto

Scritto da , 2 febbraio 2018

ore 18, il vernissage della mostra “Danze” nella sede del Fai di Via Portacatena

lOLGA CHIEFFI

Nella danza il corpo occupa e crea lo spazio: l’azione diretta e sensibile prevale sulla narrazione, la prossimità è preferita alla distanza, la molteplicità all’unilateralità del punto di vista. I linguaggi delle diverse arti, musica, pittura danza, sono da sempre osmotici anche nei termini d’uso: scena, partitura, tono, colore, frase, fraseggio, improvvisazione, cluster, armonia, plasticità, sono “vocaboli” che popolano i discorsi di uditori musicali, teatrali, critici d’arte, visitatori di gallerie. Questa sera, alle ore 18, la sede della sezione salernitana del Fai, ospiterà le opere di Marco Di Lieto che dopo il debutto estivo al “Fes Show Room” nella sua Minori, si propone al pubblico salernitano con “Danze”, fruibile sino al 25 febbraio. Leggiamo nelle opere di Marco Di Lieto, una concentrazione sul lato tecnico della pittura, sulla padronanza d’un repertorio di registri fabrili che gli consente di tener sempre vivo un decantato rapporto con l’espressione. Se la pittura è costituzione fondante d’un concreto stato di realtà, la tecnica non ne è modalità astraibile, ma connaturata ragione formativa, garanzia stessa di possibilità. Dipingere è sognare e ricordare con le mani, cioè tramite una tecnica e, con questa, entrare nella “buia tana dell’indicibile”. Non il reale immediato, ma “l’anima” della realtà, attraverso la sua narrazione: questo è e vuole essere oggetto della mimesi. Ma come può cogliere un linguaggio pittorico questa sconosciuta dimensione del reale? Qual è la sintassi pittorica di Marco Di Lieto, funzionale allo scopo, se non quella che procede dall’attesa dell’inatteso, quella della “forma aperta” da dare al reale, quella che nasce dalla disponibilità assoluta alla cosa, quella che emerge dalla sospensione (nello stato dell’attesa) e dallo stupore che si genera al suo apparire e al suo accadere; è una sintassi che vuol cogliere, nelle cose e attraverso le cose, quello sguardo magico che esse sembrano lanciare, nell’atto di darsi all’occhio dell’artista: è il volere afferrare quell’esatto momento nel quale l’oggetto lancia una sorta di sguardo dionisiaco, con cui crea e “costituisce” lo spazio dei significati, consentendo la cattura del “senso”, nella sua realtà. La sua urgenza di sperimentare (Marco è allievo dell’Accademia napoletana di Belle Arti), lo tiene lontano da modelli correnti, fino a distillare una propria “étrange maîtrise”, calandosi in un’esperienza che sia attuazione cosciente d’un reale non può consentirsi facoltatività, traduzioni, codificazioni eteronome: l’atto di pittura è, non più metaforícamente, crescita corporea d’immagine. I dipinti in mostra riprendono il loro intessersi ambiguo e proliferante, che cresce in forma, ritmicamente, struggendosi in accordi segreti, non privi ora di taluni accenti di captazione estetica. Il segno, inciso dipinto, trova fluenze più sensuosamente eccitate; le materie, nell’abbandono a lievitazioni cromatiche più pienamente mature e intense, decantano i grumi colorati in modulazioni d’emotività più vibrante e sottile, attraverso la tecnica del dropping e degli acrilici su smalto, come le guizzanti alici di Cetara. Composizioni, simmetrie, variazioni per evocare avvenimenti di forme e linee e colori: essi stessi, in questa pittura, fatti cose, consistenze, presenze vere, epifanie di realtà in uno spazio reale. Più che un tema, “Danze”, questo diventa “le motif” per eccellenza: ma motivo dell’anima, ormai, così definitivamente introvertito e capace di piena espressione – al pari del variare inventivo delle composizioni non descrittive – da potersi consentire più paniche, e insieme emotivamente fluenti, incursioni nell’ambiguo tra visione e natura percepita.

https://www.cronachesalerno.it/lurgenza-espressiva-di-marco-di-lieto/