MINORI- MUSEI E MONUMENTI

Arciconfraternita del SS Sacramento

Di una Confraternita del SS. Sacramento si ha notizia sin dal 1526. Nel 1545 il vescovo Giovanni Pietro Buono concesse un luogo nella Cattedrale di S. Trofimena per la suddetta Confraternita. Nel 1575 il Papa Gregorio XIII concesse alla cappella dedicata al SS. Corpus Christi un altare privilegiatum perpetuum. Nel 1606 viene ricordata la confraternita nelle relazioni “ad limina” dai vescovi di Minori al Papa. Nel 1743 fu arricchita di indulgenze dal Papa Clemente VII, e confermate nel 1777 dal Papa Benedetto XIV. Nel 1922 la confraternita venne elevata all’onore di Arciconfraternita da S. E. Mons. Ercolano Marini, Arcivescovo di Amalfi. L’associazione laicale ha sempre svolto nel corso dei secoli un’intensa attività religiosa e caritatevole, ed ha un profondo legame con il popolo minorese. Nella piccola sacrestia della chiesa è possibile consultare alcuni reperti storici, come la lettera con la quale il priore dell’epoca Vincenzo Ruocco nominava il re Vittorio Emanuele III Priore Onorario. Ma tanta storia non ha evitato all’Arciconfraternita del SS. Sacramento un periodo di grande abbandono e, infatti, dal 1952 al 1975 il pio sodalizio fu chiuso, e succesivamente riaperto. I locali dell’Arciconfraternita (il salone, la sacrestia e il corridoio) furono usati come deposito e la stessa splendida chiesetta versava in uno stato di grande degrado. Ma la volontà di rinascita dei minoresi e dei confratelli riportò l’istituzione religiosa ad un livello di sviluppo invidiabile. Nella magnifica chiesa sono ancora conservati gelosamente un organo in legno del 1700 (perfettamente funzionante), un trittico in legno di pregevolissima fattura del 1300 e il quadro centrale sovrastante l’altare, datato 1514, che rappresenta la Madonna del Rosario circondata dai Santi venerati nelle Chiese di Minori (allora se ne contavano circa 36), secondo gli studi di Vincenzo Criscuolo. L’intensa attività religiosa svolta dall’Arciconfraternita trova il suo apogeo nella Settimana Santa quando i Confratelli vestiti di un lungo camice bianco, incappucciati e cinti da una rozza corda chiamati “BATTENTI” sfilano processionalmente per le vie principali del paese e i suoi casali annunziando gli ultimi eventi della vita di Cristo. I battenti nel loro procedere suggestivo e mistico si fermano nei luoghi religiosi disseminati un po’ dovunque nel paese, e qui formando dei cerchi intonano caratteristici canti che risalgono intorno al 1375 come attesta un documento rinvenuto presso il fondo Mansi dell’archivio della Badia Benedettina di Cava dei Tirreni. Questi canti si tramandano oralmente da padre in figlio ed hanno una loro caratteristica nella doppia tonalità. Il giovedì Santo si canta col cosiddetto “Ton’e vascie” mentre il venerdì mattino col “Ton’e coppe”: il tono di sopra si riferisce al modo di cantare dei confratelli dell’Arciconfraternita del SS. Rosario, posto su in alto al casale Villamena, mentre l’altro tono fa riferimento all’Arciconfraternita del SS. Sacramento, sita in Minori centro. Dal 2011 i Canti sono divenuti “Bene demoetnoantropologico” tutelato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Basilica di Santa Trofimena

Prima di descrivere le caratteristiche architettoniche della Basilica è opportuno ricordare che l’importanza di quella che un tempo era la cattedrale di Minori, dedicata alla Santa Croce, è legata alla presenza delle reliquie di Santa Trofimena, giovane martire di Patti in Sicilia, di cui si occupano le cronache medievali e vari scritti del nostro tempo. La tradizione vuole che le sue ossa furono rinvenute sulla spiaggia e depositate in un tempietto non lontano costruito per l’occasione. Nel 987 Minori divenne sede vescovile e restò tale fino al 1818, quando fu incorporata nella sede metropolitana di Amalfi. Come sede vescovile ebbe, così, la sua cattedrale edificata sopra la preesistente cappella sepolcrale della Santa. Nell’antico tempio, demolito verso la metà del XVIII secolo perché cadente, restano evidenti due absidi all’esterno dell’attuale Basilica: esso era orientato da nord a sud con facciata rivolta verso il mare e, cioè, ortogonalmente rispetto l’attuale. La Cappella fu interamente circondata dalla nuova costruzione e, subita qualche modifica strutturale, fu incorporata nell’attuale cripta. La costruzione dell’attuale Basilica ebbe inizio al tempo del vescovo di Minori Silvestro Stanà, che ne fu strenuo promotore, e si protrassero nel secolo successivo. La facciata principale, rivolta verso il mare, si eleva da un sagrato recintato da una balaustra in pietra che si trova a quota 2,50 m. sul piano stradale dal quale vi si accede per mezzo di un’ampia scala: con elementi architettonici e decorativi tipici del settecento, la facciata si suddivide in altezza in tre zone. La facciata si suddivide in altezza in tre zone. Sull’ingresso principale, sormontato da angeli tubanti, è posta una nicchia ovale al cui interno è situato il busto della Santa di fattura tardo barocca. Di lato alla chiesa si erge l’alto campanile che risale alla prima metà dell’ottocento in concomitanza con i lavori di completamento dell’intero complesso. Esso, a pianta quadrangolare di stile neoclassico, è diviso in altezza in tre ordini decorati con lesene e ampi finestroni arcuati in cui si intravedono le maestose campane. La base è a croce latina divisa in tre navate da pilastri sormontati da archi che determinano quattro varchi per lato. Sugli archi della navata principale, più alta rispetto alle navate laterali per dare più luce all’interno, corre una ricca trabeazione su cui poggia, a quota 11,90 m. di altezza, la volta a botte lunettata divisa nella sua lunghezza da arconi e rivestita da eleganti stucchi barocchi. In chiave di volta dell’arco trionfale vi è la riproduzione in stucco dello stemma della città di Minori. Nella navata centrale, in verticale con l’ingresso principale, in alto, vi è il quadro a contorni sagomati raffigurante S. Andrea, S. Trofimena e S. Matteo, compatroni di Minori. In fondo alla navata centrale, sul lato destro, dopo l’organo, si eleva il pulpito costituito da pregiati marmi su due colonne di broccatello, fatto eseguire nel 1616 da Tommaso Brandolino Vescovo di Minori. Alle tre navate segue l’ampio transetto che occupa buona parte dell’area antica della Cattedrale demolita. All’incrocio dei bracci si apre la bellissima cupola del diametro di 9,80 m. circa, impostata, senza tamburo, su quattro arconi sorretti da altrettanto grossi pilastri; i pennacchi sferici sono determinati dal passaggio della pianta quadrata a quella circolare. Questa cupola è protetta all’esterno da un tiburio ottagonale, con le coperture ravennate a tetto con tegole. Il presbiterio misura circa 16,60 m. di lunghezza e 10,60 m. di larghezza ed è coperto con volta a botte, nella prima parte, e con catino semisferico, per la parte terminale; tutto ricco di decorazioni a stucco dello stesso tipo del transetto e della cupola. In questo spazio, nella zona absidale, si erge il maestoso altare maggiore di marmi policromi ed intarsiati. Di rilevante valore artistico è la tavola della Crocifissione, dipinto da più parti attribuito a Marco Pino da Siena. Di particolare interesse è anche il trono vescovile, in marmo con baldacchino, di recente fattura in sostituzione di quello antico in legno, nonché le due cappelle che si aprono ai due lati del presbiterio. Nella zona sottostante il presbiteri è situata la Cripta di S. Trofimena, cui si accede da due scale curve rivestite di lastre di marmo bianco che si svolgono intorno a due pilastri che sorreggono la cupola. L’abside, profondo circa due metri, è occupato dall’altare di marmi policromi ove, in una nicchia vi è la statua in marmo della Santa, opera dello scultore Mario Casadio di Ravenna eseguita verso gli anni ’50 in sostituzione di quella in legno. In basso, sotto la mensa dell’altare, protetta da un vetro, vi è l’urna di marmo contenente le reliquie di S. Trofimena; sull’urna è scolpino un bassorilievo che raffigura la Martire in atteggiamento di chi dorme. Il pavimento è in marmo grigio e bianco che richiama quello della Basilica superiore che riflette la luce naturale che alla cripta viene dalle ampie finestre; è situato a 3,25 m. di altezza al di sotto del piano di calpestio del superiore presbiterio.

Campanile dell’Annunziata

Si eleva nel rione omonimo che attualmente è composto da poche case affogate nel verde tra limoni e vigneti. L’annessa Chiesa, che per breve tempo svolse le funzioni di cappella del cimitero, fu abbattuta definitivamente nel 1950, tranne il campanile, per le larghe lesioni nelle sue masse murarie. Dai ruderi sono riconoscibili le due absidi (fatto insolito in quanto in genere in costiera le chiese sono dotate di tre absidi), una ancora con resti di affreschi raffiguranti S. Michele e databili intorno al XII secolo. Il Campanile è anch’esso databile alla fine del XII secolo e per la ricca decorazione a tarsia su tre delle quattro facce della torre e sul tamburo, è ben visibile anche da notevole distanza.

Chiesa dei S.S. Gennaro e Giuliano

Situata sull’altura denominata Villamena, la Chiesa presenta un portale d’ingresso sormontato da un medaglione affrescato ma molto deteriorato, rappresentante la Madonna. L’interno è a tre navate con otto pilastri di cui gli ultimi due addossati all’altare centrale. La navata centrale è coperta a botte mentre le laterali da volte a crociera. L’abside centrale è appena accennata, mentre all’esterno sono visibili tre absidi. L’interno ha una veste barocca, probabilmente del 1754, quando il parroco Filippo Carola fece restaurare la Chiesa. Comunicante con la Chiesa dei S.S. Gennaro e Giuliano, presenta una sola navata coperta da volta a botte, dov’è accennato un motivo a cassettoni a nove riquadri a forme romboidali e stellari. L’abside è appena accennato e comprende l’altare maggiore, mentre altri due altari sono posti lateralmente. La decorazione barocca interna è assai ricca mentre esternamente la cupola presenta otto nicchie, delle quali quattro sono aperte a finestra, e termina con una lanterna. Anticamente la Chiesa era sede della Confraternita della Madonna del Rosario di cui si conservano pregevoli abiti da cerimonia con ricami in oro su sfondo nero. Di particolare interesse artistico sono la “pala d’altare” raffigurante la Vergine con i Santi e la statua processionale della Madonna, di fattura ottocentesca.

Chiesa dei SS. Angeli

Ad una sola navata con altare su cui è posta la statua dell’Angelo.

Chiesa di S. Giovanni a Mare

La Chiesa di S. Giovanni Battista del Piezulo, attualmente chiamata S. Giovanni piccolo o anche “a mare”, fu edificata nel 1420 dalla famiglia Brancia di Amalfi. Anticamente affacciava sulla piazza pubblica del paese mentre oggi è incorporata in un complesso di case che la rendono visibile solo per la porta d’ingresso, che reca sopra una finestra ovoidale con grata e, più sopra ancora, una piccola apertura ad arco. All’interno la pianta è rettangolare ed è spezzata da due strutture che reggono un arco a tutto sesto e che determina la divisione tra la zona destinata ai fedeli e l’altare. La copertura è costituita da due volte a botte che si intersecano ortogonalmente nella zona dell’altare.

Chiesa S. Lucia alla Fiumara

La Chiesa di S. Lucia in località “alla fiumara” fu costruita nel X secolo con l’annesso convento benedettino. Nel 1520 fu istituita una confraternita laicale che avrebbe provveduto ad un restauro determinante. Ha una sola navata coperta con volta a botte mentre la zona dell’altare è a pianta quadrata, con cupola a scodella caratterizzata da un alto tamburo nel quale si aprono quattro finestre. Di particolare interesse sono il coro ligneo, l’altare barocco, anch’esso ligneo, e la tomba del fondatore, Giovanni Simone Palumbo, in marmo bianco con decorazioni di marmo scuro.

Chiesa S. Michele Arcangelo

Il villaggio rurale di Torre sorge nella zona est della città, il toponimo deriva dalla presenza di alcune fortificazioni , di cui purtroppo non restano tracce. Il villaggio si articola lungo la strada collinare che collega Minori e Maiori, è caratterizzato da abitazioni sparse circondate da giardini di limoni. In questa zona fino a qualche decennio fa era attivo il più grande fondo di limoni della Costa d’Amalfi, la produzione veniva venduta per la maggior parte all’estero e coinvolgeva un numero consistente di famiglie residenti. L’importanza di Torre come zona votata alla produzione di limoni è testimoniata anche da un documento del 1628, nel quale si legge come i frutti più frequenti del suo territorio sono limoni e limoncelli, dei quali caricano le barche per Roma…; questi frutti nascono particolarmente nel luogo detto Torre. La coltivazione del limone ha di conseguenza modificato l’aspetto stesso del territorio, caratterizzato dai tipici terrazzamenti con i muri a secco (le famose macerine) e dai canali artificiali di irrigazione. Le strette stradine che si ramificano lungo quella principale conducono al convento di S. Nicola a Forcella e al campanile dell’Annunziata, nell’omonima località. Testi a cura del Centro di Cultura e Storia Pompeo troiano

Convento di S. Nicola a Forcella

L’anno di fondazione della Chiesa non è conosciuto con precisione. Forse venne edificata alla fine del sec. XI o all’inizio del sec. XII. E’ certo che essa già esisteva nel 1158. In un inventario del 1204 custodito nell’Archivio della Badia benedettina di Cava de’ Tirreni si parla di una vigna appartenente alla Chiesa di San Nicola, posta in località Forcella. Questo è un luogo situato a nord-est di Minori , compreso nella sua giurisdizione comunale e nel primo Medioevo sufficientemente abitato, tanto che in esso esistevano ben quattro chiese, tra le quali eccellente quella di San Sebastiano, di cui non è rimasto segno alcuno. Nel 1491 la Chiesa di San Nicola fu aggregata in qualità di beneficio al Rev.mo Capitolo di Minori dal vescovo di allora Giovanni Battista de Contestabili (1484-1493). Dal 1522 essa veniva computata tra le chiese più antiche di Minori. frate Vincenzo Criscuolo A partire dagli anni ’70 è stata realizzata un’opera di recupero, restauro e messa in sicurezza del convento, al punto che oggi la struttura è pienamente fruibile da parte dei fedeli e dei visitatori.

Villa Marittima Romana

Le insenature della costa di Amalfi, protette dai venti settentrionali, profonde e riparate, furono evidentemente considerate ideali per costruirvi delle ville, dove soggiornare periodicamente. Come Positano, Li Galli, Vietri e, forse, Cetara, anche la stretta valle del Reginna Minor ospitò una imponente villa per il riposo del proprietario. Il nome del gentiluomo che scelse la località per farvi edificare la sua villa non è purtroppo conosciuto. Non sappiamo se era un cittadino della capitale che veniva a trascorrere qui periodi di riposo o un abitante di città più vicine, Neapolis, Nuceria, Salernum, il quale si spostava quaggiù per i suoi otia. Di sicuro era persona di notevoli possibilità finanziarie e di un alto livello-culturale e di gusto, vista la scelta progettuale del complesso e del suo apparato decorativo. Costruita al livello del mare, nel suo piano inferiore la villa racchiude tra le ali del portico un viridarium, al cui centro è una vasca, in asse con la grande, monumentale, apertura verso mare e con l’ambiente più importante del piano. il grande triclinioninfeo ai cui lati simmetricamente si sviluppa l’intero pianterreno. Del piano superiore si sono conservati soltanto scarsissimi elementi, nessuno dei quali in elevato: le suspensurae di un ambiente riscaldato e frammenti di mosaici pavimentali fanno comunque identificare ambienti anche al piano superiore, totalmente distrutti però dai rifacimenti posteriori, come provato dall’esplorazione archeologica preliminare della seconda sala dell’Antiquarium durante la quale non si è rinvenuto nessun elemento risalente all’età della villa. Edificata nei primi anni del 1 secolo dopo Cristo, come testimoniato dalle decorazioni in 111 stile degli ambienti, la villa, durante la sua vita ebbe diversi restauri e rimaneggiamenti. Nel III secolo vi fu il rifacimento del triclinio con l’aggiunta dei banconi in muratura e del mosaico ed il rinnovo parziale della decorazione pittorica. In epoca ancora successiva. si suppone, alcuni degli ambienti furono ridotti da tramezzature. La villa si stendeva probabilmente a terrazzamenti lungo il fianco del pendio, addentrandosi nella valletta sulla sponda destra del Reginna Minor. La sua estensione doveva essere ben più ampia di quanto attualmente si conosce. Nel vestibolo inferiore, ai piedi della scala ovest, l’unica conservata, un tompagno fa ipotizzare la presenza di altri ambienti, ormai perduti. Durante i lavori per la regimentazione del fiume vennero alla luce, ad una certa distanza dall’edificio che conosciamo. alcune strutture relative ad ambienti che conservavano ancora la loro decorazione pittorica. Ipotizzate al momento dello scavo come appartenenti ad un’altra villa, più verosimilmente potrebbero essere state un oecus e un corridoio, in analogia con altre costruzioni gentilizie dell’epoca. La vita della villa in quanto abitazione gentilizia di soggiorno dei proprietari si svolse nell’arco di alcuni secoli. Non risulta un’interruzione drastica della continuità dell’uso anche se, nel VII secolo dopo Cristo, è molto probabile che essa si fosse già trasformata in un insediamento di altra natura. Quando non fu più in uso, seppellita forse da uno dei tanti alluvioni che hanno funestato periodicamente la costiera, venne “riscoperta” dagli abitanti delle case che via via vi furono costruite sopra, tanto che alcuni degli ambienti hanno avuto fino a tempi recentissimi un utilizzo come depositi o cantine. Nel 1874 L. Staibano, della Commissione Archeologica di Principato Ultra. riportava nel suo Bollettino la notizia del rinvenimento a Minori di Terme Romane, ma la data ufficiale della scoperta risale al 1932, quando furono iniziati gli scavi. L’area risultava al tempo occupata da casette e giardini, che furono via via demoliti o scavati per rimettere in luce le strutture antiche. Ma nel 1954 l’alluvione che colpì duramente Salemo e la Costiera seppellì di nuovo il complesso il quale venne successivamente e faticosamente rimesso in luce, assumendo al termine dei lavori l’aspetto nel quale oggi lo vediamo.

Uno Mattina Estate: Borghi d'Italia – Minori Costa d'Amalfi

Fabrizio Rocca torna in Costiera Amalfitana con le telecamere di Rai1 per la rubrica Borghi d'Italia all'interno di Uno Mattina Estate. Con Lui Filippo Lamberti, Salvatore De Riso, Ennio Cavaliere e Mario De Iuliis #Minori #AmalfiNews #CostieraAmalfitana #Amalficoast #CostadAmalfi #Turismo #Territorio #dolcezza #SalDeRiso #VillaRomana #ChaletDeMar

Pubblicato da Amalfi News su Giovedì 19 luglio 2018

  Comuni FIoriti

                                                                                                                                                                                        

 

Anche quest’anno la Pro Loco di Minori, di concerto con Unpli Salerno, partecipa alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum dal 15 al 18 novembre 2018.

Il Salone Espositivo avrà i seguenti orari:
giovedì 15 novembre ore 10.00 – 19.00
venerdì 16 novembre ore 10.00 – 19.00
sabato 17 novembre ore 10.00 – 19.00
domenica 18 novembre ore 10.00 – 13.00

 

Minori Città del Gusto e dell'ozio www.amalficoast.it

Minori a #lavitaindiretta su #Rai1, uno splendido spaccato di Costiera Amalfitana #IlVescovado #CostadAmalfi www.ilvescovado.it

Pubblicato da Il Vescovado su Sabato 15 luglio 2017

                                                                                               

                                             Tesseramento alla Pro Loco di Minori anno 2018                              

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